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Diniego del permesso di soggiorno allo straniero condannato per traffico di stupefacenti.

Stranieri

Sulla legittimità del diniego del rinnovo del permesso di soggiorno allo straniero, che ha subito condanne per traffico reiterato di stupefacenti.
Cons. St., Sez. 3, Sentenza 4 maggio 2018, n. 02654

Premassima

1. Il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno opposto ad uno straniero che ha subito condanne per traffico di stupefacenti, deve ritenersi legittimo anche se l’Amministrazione, si è limitata a sottolineare ai fini del diniego, la particolare gravità dei reati, la loro reiterazione, nonché l'esistenza di legami familiari, senza fornire una valida giustificazione del perché gli interessi familiari siano preminenti rispetto alla sicurezza dello Stato.

Principio

1. Il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno opposto ad uno straniero che ha subito condanne per traffico di stupefacenti, deve ritenersi legittimo anche se l’Amministrazione, si è limitata a sottolineare ai fini del diniego, la particolare gravità dei reati, la loro reiterazione, nonché l'esistenza di legami familiari, senza fornire una valida giustificazione del perché gli interessi familiari siano preminenti rispetto alla sicurezza dello Stato.

In tema di rilascio del permesso di soggiorno il Collegio ha precisato che il mero riferimento dell’Amministrazione alla gravità dei reati ostativi al rilascio del permesso di soggiorno e all’esistenza di vincoli familiari, senza spiegare del perchè della prevalenza dell’interesse pubblico su quello dello straniero all’unità familiare , non viola l’obbligo di motivazione rinveniente dagli artt. 5, comma 5 d.lgs. 30 luglio 1999, n. 286 e 3, l. 7 agosto 1990, n. 241. Difatti la gravità dei reati commessi dallo straniero e la reiterazione delle condotte criminose, preclude qualsiasi concreto e serio bilanciamento con gli interessi familiari del reo, che non si traduca in mere e vacue formule motivazionali di stile, in cui la sostanza si concreta nell'esistenza di una soglia di gravità, oggettivamente percepibile secondo l’id quod plerumque accidit, oltre la quale il comportamento criminale diviene intollerabile per lo Stato, il quale offre ospitalità, di moda tale da rendere vincolato il diniego di permanenza. Pertanto ritiene il Supremo Consesso che occorre in ogni caso evitare annullamenti meramente formali.



Cons. St., Sez. 3, 4 maggio 2018, n. 02654
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