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Indennità di esproprio

Espropriazione per pubblica utilità Giurisdizione e competenza

Sulla giurisdizione del giudice civile in materia di indennità da occupazione legittima
T.A.R. Campania Salerno, Sez. 1, Sentenza 27 settembre 2013, n. 01996

Principio

1. Sulla giurisdizione del giudice civile in materia di indennità da occupazione legittima.
Va dichiarato il difetto di giurisdizione del G. A. a conoscere della domanda di pagamento dell’indennità di occupazione legittima quinquennale, maggiorata dei relativi accessori di legge, spettando tale domanda alla cognizione del G. O..
2. Sulla proponibilità dell’azione di condanna anche in via autonoma.
In base al precetto normativo di cui all’art. 30 c. p. a., la mancata specificazione (anche) della, pur logicamente presupposta, azione di accertamento del danno non può implicare alcuna conseguenza, in punto d’inammissibilità dell’azione di condanna autonomamente esercitata.
3. Sugli effetti dell’ accordo amichevole sull’ammontare dell’indennità di esproprio in caso di mancata conclusione del procedimento espropriativo.
Nel caso in cui, a seguito dell’avvio di un procedimento di esproprio, pur avendo le parti trovato l’accordo circa la misura della relativa indennità, non sia però stato emanato, nel termine di legge, l’atto di cessione volontaria né tantomeno il decreto di esproprio, non può ritenersi prodotto l’effetto traslativo della proprietà del cespite, in capo all’amministrazione e pertanto il privato può fondatamente richiedere il risarcimento dei danni da occupazione illegittima. Per consolidata giurisprudenza, infatti, in tema di espropriazione per pubblica utilità, l’accordo amichevole sull’ammontare dell’indennità di esproprio non comporta la cessione volontaria del bene, sicché è sempre necessario il completamento del procedimento al fine del passaggio della proprietà del bene dall’espropriato all’espropriante. L’accordo non ha valenza sostitutiva degli atti conclusivi, ma viene invece a caducarsi ed a perdere efficacia, qualora il procedimento non si concluda con il negozio di cessione o con il decreto di esproprio. Pertanto, se il procedimento non si conclude con l’espropriazione, viene meno l’efficacia dell’accordo amichevole sull’ammontare dell’indennità, non potendovi essere un’indennità di espropriazione se non c’è regolare espropriazione.
4. Sulla disciplina contenuta nell’ art. 42 bis del T. U. Espropriazione per pubblica utilità. 
La disciplina contenuta nell’art. 42 bis del T. U. Espropriazione per pubblica utilità (d. P. R. n. 327 del 2001), palesa come, anche nell’attuale quadro normativo, l’Amministrazione competente abbia comunque l’obbligo giuridico di far venir meno l’occupazione sine titulo, dovendo adeguare la situazione di fatto a quella di diritto. Ne consegue che essa deve restituire i terreni ai titolari, demolendo quanto realizzato e disponendo la riduzione in pristino, oppure deve attivarsi perché vi sia un titolo di acquisto dell’area da parte del soggetto attuale possessore. 

T.A.R. Campania Salerno, Sez. 1, 27 settembre 2013, n. 01996
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